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Nathan Levi

La Metamorfosi dei Papaveri

La Metamorfosi dei Papaveri

Un thriller politico ambientato nel contesto del conflitto
israelo-palestinese.
In un futuro non troppo lontano, la scienza e le nuove frontiere
della epigenetica diventano strumenti per sconfiggere violenza
e odio, e favorire quel processo di pace atteso da decenni.
Gli scenari sociopolitici e i progressi delle neuroscienze si
intrecciano in un mosaico che lascia costantemente il lettore
in equilibrio tra realtà oggettiva e verosimiglianza di ciò che
ancora non è, ma che potrebbe essere.
Nella narrazione l’autore non perde occasione per esprimere
l’amore e la nostalgia per la sua terra natale.
Ugualmente ribadisce la sua profonda convinzione a sostegno
delle più elementari ragioni della non-violenza e della pacifica
convivenza tra i popoli.
Tutto il suo vissuto, la sua sensibilità e la sua profonda umanità
vivono in questo romanzo.

Leggi il primo capitolo

1° agosto


L’oscurità della notte avvolse ogni cosa senza preavviso.
La casa le apparve da lontano come un’impronta grigiastra dalle
linee contorte. Fermò la bici restando sulla scomoda sella,
stretta nei suoi jeans stinti dal tempo e dai lavaggi, e si mise
a osservare quel rudere che nessuno aveva preso la briga di
demolire. “Intoccabile come un monumento ai caduti – pensò
– speriamo che si regga in piedi anche questa volta”. Haniya la
raggiunse procedendo a saltelli lungo un sentiero tortuoso e
pieno di buche tenendosi stretta al manubrio. Avvertì la stanchezza
di una interminabile giornata passata in ospedale, ma
anche una certa allegria al ricordo dell’ultimo bimbo che aveva
visitato e che le aveva chiesto con quegli occhioni tondi e neri:
«Dottoressa, anche domani mi vieni a trovare, vero?».
Era arrivata come al solito in anticipo per arieggiare e rassettare
la stanza. Era l’unica intatta al pianoterra di una casa
violentata dai mortai. Fu assalita ancora una volta dall’odore
acre delle bombe, distruzione e morte. Se lo portava addosso
dall’età di sette anni quando rimase orfana. Aprì con cautela la
finestra rimasta miracolosamente intera. Le dita di una mano
scivolarono sui capelli lunghi come a riflettere o a metterli in
ordine davanti al mondo. Ma il mondo lì fuori era buio e muto.
Anche la sua terra insanguinata partecipava al ciclico sonno.
Rimase a respirare con lentezza l’aria calda della sera. Il cielo
di Ramallah era stellato senza luna. Il baluginare delle stelle
sembrava celare un messaggio in codice. Era rivolto a lei o
all’umanità intera? Era convinta che da qualche parte, lassù, ci
fosse una vita consapevole. “Chissà se anche lì vi abita tanta
sofferenza”, rimuginò.
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Richiuse le ante con attenzione, accostò la tenda di velluto
verde e accese due candele. Anche il loro fioco tremolio
doveva restare celato in quello spazio angusto, luogo segreto
dei loro incontri. Le due candele rischiaravano appena, come la
speranza del suo popolo nel recinto sempre più stretto in cui
era confinato. Le pareti erano spoglie e scrostate e il soffitto
nero di muffa. Al centro faceva bella mostra di sé un nobile tavolo
d’ulivo, unico cimelio della casa in cui era nata. Addossato
a una parete, un divano lacero da cui spuntavano le molle e su
quella di fronte la sagoma di un armadio guardaroba di legno
grezzo tutto tarlato. Aveva portato una basbousa, un dolce egiziano
a base di semolino e miele, preparata con le sue mani, anche
se cucinare non era il suo forte. Ma la basbousa profumata
era il dolce preferito di suo fratello e, bagnata dal tocco amaro
della birra, concedeva una piacevole tregua all’affanno delle
loro discussioni.
L’incontro settimanale era previsto per le nove. “Inconcludente
come al solito – si disse – una perdita di tempo”. Nulla
era cambiato dalla settimana precedente, così come da molto
tempo. Nulla di nuovo. Nulla che facesse sperare. Anzi. Avrebbero
parlato al solito di violenze, recriminazioni, impossibili
vendette.
Anche se ultimamente Khalil sembrava cambiato. Più taciturno
del solito, a tratti scontroso, come se inseguisse problemi
o segreti. Più volte l’aveva fissata con uno sguardo diverso,
uno sguardo che lei non riconosceva, penetrante e inquisitorio.
Assomigliava alla lontana a quell’attenzione protettiva che era
solito riservarle da piccoli, quando i loro genitori erano via e
lui, per qualche ora, assumeva con fierezza il ruolo di guardiano
della casa e di lei che gli arrivava alle ginocchia.
“Chissà se questa sera avrò modo di chiedergli cosa gli
ronza per la mente”, si chiese.
Dalla porta giunsero due battiti lenti seguiti da tre veloci.
Sono loro, pensò, e si avviò ad aprire. Khalil entrò di fretta e
si chiuse la porta alle spalle. Era stranamente solo. Si sedette
all’estremità del divano.
«Ciao sorella».
«Ciao fratellone. E gli altri?».
«Stasera riunione di famiglia».
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«Di famiglia? L’ultima volta c’erano anche mamma e papà.
Te la ricordi quella sera…?».
«Ricordo. Che Allah abbia misericordia delle loro anime.
Dobbiamo parlare».
«Parlare? Certo, e che altro? Ma tra noi due soli? E il gruppo?
Non mi sembrava avessimo segreti con il gruppo. Mi sono
persa qualcosa? Ho capito… Una bella sorpresa alla tua sorellina…
Ma con quella faccia! Perché quel broncio? Forse basbousa
e birra…».
«Ma sì, ne mangio volentieri una fetta», rispose concedendole
un sorriso.
Il volto non curato dell’uomo si distese. Si lisciò i capelli
corti e neri. Vicino alla quarantina, era alquanto più vecchio
della sorella.
Lei adorava il suo viso che assomigliava tanto a quello del
loro papà che a casa la guardava bonario dalla foto appesa alla
parete di fronte al letto. Era un viso magro, squadrato, spigoloso,
con una bella barba, solitamente tenuta corta e a posto,
che adornava due labbra piene. Aveva occhi scuri e inquieti,
sormontati da due pennellate spesse quanto i baffi. Il naso era
semplicemente perfetto.
Quella sera il viso le sembrò più scavato del solito. Era forse
l’effetto della luce delle candele che ne rischiarava un lato
solo. Vestito tutto di nero, quella guancia scavata e i grandi
occhi accesi sembravano le uniche presenze in quella stanza
semibuia.
Gli voleva bene. Che avrebbe fatto senza di lui una palestinese
piccina e orfana? Da quando mamma e papà erano volati
via sotto le bombe, si era preso cura di lei e l’aveva aiutata a
realizzare il suo sogno di diventare pediatra.
La voce cavernosa del fratello la fece trasalire.
«Allora Haniya, cosa pensi della situazione?».
«A cosa ti riferisci?».
«A quel dannato di Haim Liebowitz».
«Ma che domanda, Khalil. Non parliamo d’altro! Non ti
pare? Ed ogni volta, lo sai, mi fa venire il voltastomaco. Se hai
deciso per una riunione di famiglia… non ci resta che parlare di
noi, gli unici rimasti. Ti ricordi di quando mi caricavi sulle spalle
e correvi giù per la collina e io strillavo di gioia e di paura?
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E quella volta che inciampasti e cademmo a gambe all’aria? Io
non mi feci niente, ma tu, poverino… una settimana a zoppicare
ed io a sentirmi in colpa».
«Certo che me lo ricordo. Ma tu, sorellina, prendi sempre
ogni cosa alla lettera. Non intendevo parlare di famiglia, è
chiaro… tantomeno del passato. Intendo il nostro prossimo futuro.
È di questo che voglio parlarti. Voglio condividere con te
un’idea che mi ronza per la mente da un po’. Con te per prima.
Sei tu la mia vice, no?».
«La tua vice? Promossa sul campo, così, senza gloria?».
«Di te mi fido ciecamente».
Khalil liberò il piatto dalle ultime fregole del dolce e bevve
un lungo sorso di birra.
«Ascoltami…».
«No, aspetta, non c’è fretta. Sapevo che ne stavi partorendo
una delle tue. Sai che non ci riesci… Non riesci a nascondermi
niente. Ti conosco bene. E questa volta, ci scommetto, ti
frulla in testa qualcosa di grosso…».
«Si, qualcosa di grosso».
Haniya gli si avvicinò e lo zittì con il tocco di un dito sulle
sue labbra.
«Lascia che ti frulli ancora un po’. Adoro la suspense. La
settimana scorsa non sei venuto. Mi hai lasciata tutta sola a fare
la padrona di casa ai nostri amici. Senza di te, puoi immaginare,
una serata inutile. Le solite cose. Mancava il teorico. Sei tu il
nostro teorico. Tu organizzi e disponi. Ma no, in fondo è stata
una serata piacevole e mi sono anche divertita. E Aisha… brava
ragazza… lo sai che stravede per te, vero? Certo che lo sai. Una
volta mi confessò… Lasciamo perdere. E quei due giovanotti?
Due facce nuove… Uno si chiama Nadir… e l’altro?».
«Hassan».
«Sì, quei due bellimbusti. Muti per tutta la serata. Nadir,
davvero carino, pure premuroso, sai. A fine serata mi ha dato
una mano a sistemare le cose. Sempre con la bocca cucita. Per
timidezza? Ma dove li hai trovati quei due?».
«Sono ragazzi in gamba. Li conosco da un bel po’. Il tuo Nadir
– stanne alla larga, lo sai che nel nostro gruppo è la regola
– fu ferito durante l’ultima intifada. Si è anche fatto un anno di
galera. Non è per nulla timido. Ma, come ultimo arruolato…».
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«Hai intenzione di arruolarne altri? Qui stiamo già stretti.
Dovremmo trovarci un altro rifugio per i nostri incontri».
Khalil non rispose. Si alzò per riaccendere una candela.
Rimase in piedi appoggiato a una parete e si mise a osservare
la sorella che ne aveva approfittato per allungarsi sul grande
divano. “Ecco una donna che rischiara lo sconforto in cui siamo
caduti – rimuginò – la mia sorellina… di questi tempi un po’ troppo
tenera di cuore, ma intelligenza e coraggio non le mancano.
L’unico essere umano con cui posso confidarmi del tutto”.
«Ehi, fratello, che fai lì impalato?», la sentì bisbigliare con
voce rauca come se si fosse svegliata da un sonno profondo.
«Dai, vieni qui, ti faccio posto», continuò allungandogli
un braccio. Avvertì la tensione dell’uomo. Il cuore le si serrò in
gola, ma provò a mascherare l’agitazione. Aggiustò il cuscino
che aveva sistemato per appoggiare il capo, si rannicchiò, prese
un lungo respiro e gli disse con voce ferma ma gentile di chi
sollecita una confessione: «Sono pronta. Tutta orecchie. Versa
pure il contenuto del tuo frullatore cerebrale. Insomma, sputa
il rospo».
Khalil le si avvicinò, ma rimase in piedi a guardare la sorella
dall’alto. I loro occhi si incrociarono.
«Haniya, abbiamo un’unica opzione. Liebowitz va eliminato
».

Specifiche

  • Formato: 135x210
  • Pagine: 300
  • ISBN: 9788897320555
  • Prezzo copertina:: 16.50
  • Esiste la versione ebook?: no

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