Nanessere significa avere un’altra prospettiva, guardare il mondo e la vita dal basso verso l’alto. Attraverso vicende autobiografiche e riflessioni sulla visione e sul rapporto con l’altro, l’autore conduce i lettori in un viaggio che parte dalla Milano degli anni Settanta (dove famiglia e scuola rendono normale la condizione di acondroplasia grazie a ingegnosi espedienti di tipo pratico), passa per un avventuroso viaggio di cura nell’Unione Sovietica degli anni Ottanta e tocca sperduti paesini dell’Appenino Tosco-Emiliano, dove è possibile sperimentare differenti stili di vita. Tra sfide ai propri limiti attraverso il Taekwondo, storie di amicizie decennali e riflessioni sul volontariato, al lettore è offerto non solo uno sguardo dall’interno sull’acondroplasia e la percezione della disabilità e della malattia, ma anche una intelligente riflessione sulla formazione dell’identità personale e il rapporto con la società da cui tutti — e i più giovani soprattutto — possono trarre ispirazione.
Grazie allo sguardo impariamo a leggere anche la “minoranza”, il “diverso” come un elemento positivo per l’esistenza dell’intera comunità. Quello che oggi ci fa paura, visto da un’altra prospettiva, diventa una risorsa per il domani.