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AA.VV.

R COME ROMANCE 2022 I MIGLIORI RACCONTI ROMANTICI

R COME ROMANCE 2022

Questa antologia raccoglie i migliori racconti romantici del contest R come Romance 2022.
Racconti che parlano d’amore, in tutte le sue sfumature.
Ecco gli autori presenti con un loro racconto
Roberto Alvisi; Michele Albanese; Anna Maria Barbi; Sandra Becker; Paolo Bertelli; Cristina Biolcati; Stefano Bovi; Guido Burgio; Roberta Cadorin; Annalisa Carbone; Lorenza Carli; Angela Castorina; Giliola Colari; Viviana De Cecco; Demian;  Carmen Emme; Manuela Fiorini; Andrea Gheduzzi; Francesca Ghiribelli; Silvana Guarina; Vito Introna; Maurizio Libbi; Patrizia Lo Bue; Enrica Mambretti; Roberta Mammola; Manuela Mariani; Emanuela Marra; Gianluca Melis; Morgane Mentil; Joe Moro; Eugenio Novara; Gabriella Olivieri; Francesca Panzacchi; Luca Prandini; Guido Prette;
Paolo Ricci; Walter Serra; Edi Sist; Maria Carla Strada; Massimo Ubertone; Paolo Turconi; Amy Zaetta  

Leggi il primo capitolo

MARISA E MARTINO

Michela Albanese


Alle ore 18. 
Ogni sera attende che le gocce facciano effetto per poterla abbracciare. Seduti ai margini del tempo con le dita che si sfiorano. Ossa intrecciate a quell’odore di rosa. Lo stesso che aveva Marisa la sera in cui si erano visti davanti alla Chiesa in centro. Lei così composta e assennata. A rifuggire dai suoi stessi pensieri. Lui con quel cappello a tesa larga e dal sapore latino. Occhi di brace a fondersi con il chiarore delle gote. Un inciampo dell’esistenza. L’universo che si ripiega e si ricongiunge. 
Martino. Giusto vent’anni appena compiuti. Le idee di quel colore scuro che tingeva il primo trentennio del Novecento. 
Marisa, figlia di un Dio minore. Sfuggita a un’idea che la voleva morta grazie a una bugia. Lei che di bugie non ne diceva mai.
«Martino, sei sempre il solito» urlava lei tra i panni freschi di bucato, quando lui la andava a prendere per mangiare insieme un dolcetto nella pasticceria di Via Piave. E finiva sempre che si rincorrevano per un bacio. Quello che lui pretendeva di avere. Quello che lei fingeva di non voler dare. Erano giovani. Le loro famiglie si adattavano al rimpasto della Storia. I genitori di lui offrivano una piccola impresa tessile. I genitori di lei garantivano la purezza e le buone intenzioni. 
Marisa aveva gli occhi del cielo che si imbrunisce e la bocca di un vermiglio confuso con l’alba. E quel respiro intenso che sapeva di profondo. Aveva amato la scuola. Cinque classi di elementari. Intingeva nel calamaio i sogni di un’esistenza da scritturare. Normale. Il desiderio era senza voluttà. Una vita di famiglia e figli che corrono tra i pensieri. E quelle cene cucinate fra le creste del mare della vita.
Non successe mai. Perché Marisa odorava di pane appena sfornato e di rose ma non di latte e notti insonni. Collezionò oceani di sale con le lacrime striate sul volto.

“Martino, hai il cappotto rosso che ti protegge dal freddo. Ma non dai ricordi. Intrappolati dentro ai quadri appesi durante la felicità. Raccontano di noi. Volevi strapparti via dagli occhi l’immagine del nostro amore. Ci amavamo? Avevo il maglione a collo alto bianco che mi ha fatto nonna. L’odore di caramella bruciata addosso. Ai piedi le scarpe color zafferano che odi tanto. Ma che hanno disegnato migliaia dei nostri passi insieme. Da quella sera a Firenze davanti alla Chiesa, alla casetta in mezzo alle campagne toscane. Ai bordi del vigneto. Poi la vita che non ci ha seguiti. Quel figlio concepito e mai nato. Nuvole di progetti dissolte.
Bagnate dalla nostra stessa sofferenza. 
La notte che ho partorito Albertino tu spaccavi le nocche contro il muro. Il cuore non batteva già più da giorni. Lo abbiamo sepolto vicino a nonna. Con un maglioncino bianco uguale a quello che avevo quando me ne sono andata. Era bello Albertino. Aveva il volto di tuo padre. Il naso di mamma e l’odore dell’amore eterno. Terremoto di dolore. 
Tu sei partito per mille incontri dentro te stesso abitando i paesi distrutti del tuo cuore. Io seduta all’aeroporto del mio amore. A chiedermi quale fosse il destino dei sopravvissuti. Mi salutavi ogni giorno dall’uscio della tua angoscia. 
Torno tardi stasera. Dicevi. Non mi guardavi più. Una nuova casa interiore da riempire senza la sofferenza del bagaglio. Mi hai offerto le tue scuse in un biglietto di sola andata. Hai messo in valigia la cravatta nera di seta. Quella che avevi la sera in cui indossavo il tailleur bianco ed eravamo felici. Tornerai? Hai fatto finta di non sentire. Hai chiuso la porta. 
L’hai riaperta dopo giorni. Ma intanto sono partita anche io. Era marzo. Era freddo. Ho messo il maglione di nonna. Quello bianco a collo alto, con l’odore di caramella bruciata addosso. Ho messo anche le scarpe che odi, quelle giallo zafferano. Ho fatto la valigia. Ci ho messo dentro il tailleur bianco, la fotografia della chiesa di Firenze. Ci ho messo gli occhi di Albertino e le tue lacrime. Il mio rancore. La tua paura. Il mio amore. 
Sono partita. Nel bagno. Ho aperto l’acqua. Bollente. Ti amo Martino. Ho pensato a te mentre mi tagliavo i polsi e iniziavo a vedere sfuocato.
Quando ho sentito la mia anima staccarsi dall’involucro. Quando mi sono vista fuori di me. Finalmente libera. 
Tu sempre quello con la cravatta nera di seta. Al nostro funerale”.

Che poi il funerale si fa con i morti che salutano i vivi. Ma tu eri viva tra i cadaveri dei ricordi. Martino ti ha trovata esanime ma ancora in questo mondo. Tu che non riconosci più nessuno anche quando osservi le mani di ossa. 
Martino. Che ogni giorno disegna sui contorni del tuo viso un cuore e assapora l’odore di rosa. Martino ti ha portata in quel posto sulla collina dove vanno le persone che sono stanche. Di dare spiegazioni. Di rimanere nei confini. Di dover camminare sui bordi. Lì le persone possono esistere al di fuori del tempo e dei luoghi abitando tutte le stanze del loro cuore. Martino che ogni sera ti racconta di quando portavi a spasso la tua bella treccia color sabbia per le vie di Firenze. 
Martino che ti asciuga gli angoli della bocca e con la mano tremante ti mette quel rossetto rosso ciliegia. Pittura i contorni delle tue labbra ogni giorno. Affinché tu possa sempre saperti bellissima. Anche se non lo sai più. Martino canta per te. Tra i muri del tempo intona la canzone del vostro primo ballo e goffamente tenta di fare due passi di valzer per farti sorridere. 
Martino ti porta anche quei dolcetti di via Piave. Che la pasticcera non è più la stessa, ma gli amaretti sono strepitosi. Che ti racconta che l’amore è questo. Aspettare che tu gli sorrida mentre un fulmine ti rischiara i ricordi. Romantico bacio di intenti. 
Lui sa che tu non sai più chi sei, ma lui non scorda mai chi sei tu per lui. Marisa. Così anche stasera quando le gocce fanno effetto, quando gli occhi si aprono a uno squarcio di serenità e il tuo corpo ossuto si lascia andare, Martino ti abbraccia forte. 
Ti stringe cuore a cuore sperando di poter portare via con un respiro tutto il tuo abisso. Poi ti accomoda sul letto. Ti spruzza quel buon profumo di rosa. Mette la musica al pianoforte che ti piace tanto. E ti sussurra: al nostro romantico appuntamento di domani. 
Io vi osservo. Un giorno voi vedrete me. Al nostro amore, vostro Albertino.

 

 

Specifiche

  • Genere: Racconti romantici
  • Collana: R come Romance
  • Formato: 14x20 cm
  • Pagine: 420
  • ISBN: 978-88-9347-244-9
  • Anno pubblicazione: 2022
  • Prezzo copertina:: 978-88-9347-244-9

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